
In inglese, per definire il dramma, si usa il sostantivo play: gioco.
Ma non parliamo solo di palchi, sipari e applausi.
Così iniziava lo spettacolo andato in scena domenica scorsa, 25 maggio, al teatro del circolo MCL di Brozzi. No, infatti, non si è trattato solo di questo: è andato in scena uno spettacolo fatto da ragazzi e ragazze che hanno trovato una dimensione in cui potersi esprimere insieme, stare bene, divertirsi e scoprire magari anche nuovi lati di sé.
Anche il pubblico ha scoperto qualcosa di importante…ad esempio che Mahmood e Shakespeare possono convivere in uno stesso spettacolo e fare da collante a un gruppo di adolescenti con tantissima voglia di mettersi in gioco e dimostrare cosa sanno, possono e vogliono fare con tutto l’impegno messo in un percorso che alcuni hanno condiviso per mesi e altri per una manciata di incontri.



Hip-hop, improvvisazioni, letture, dialoghi, monologhi…la possibilità di trovare la propria dimensione è stata il cardine di tutti gli incontri che hanno portato a questo evento ed è stata mantenuta fino in fondo.
Lo spettacolo si concludeva con un pezzo su Macbeth, quel re che nella sua storia ha dovuto chiedersi se davvero per riuscire, si debba perdere la ragione, come prezzo per l’ambizione. Noi ci siamo trovati più volte a interrogarci sulla possibilità reale di creare gruppi e corsi di teatro e hip-hop, arti “performative”, che rimanessero coerenti al loro tema ma riuscissero ad accogliere tutti e tutte senza la pressione della performance o se piuttosto a un certo punto avremmo dovuto cedere al compromesso…ecco, quest’anno e con l’evento di domenica scorsa abbiamo avuto la dimostrazione che è possibile.
La felicità, la soddisfazione, l’eccitazione, l’impegno che 13 giovani artisti e artiste hanno trasmesso in meno di un’ora in una stanza di fronte a 102 persone non è possibile da raccontare ma noi e chi era presente non lo dimenticheremo facilmente.
Ecco la forza del teatro, del ballo, del divertimentoe dell’inclusione…GRAZIE a chi ha condiviso questo percorso e questa tappa speciale, perché continueremo a crederci (e ora ne abbiamo le prove!)
Quando lo facciamo, quando lo guardiamo, non siamo più soli
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